TOSCANA / CHIUSDINO (SI) – ABBAZIA DI S.GALGANO / Un autentico colpo d’occhio a chi la incontra per la prima volta, sia per l’isolamento e quindi la sacralità che emana, sia per la particolarità di non avere copertura, caratteristica che la rende ancora più affine ai templi pagani
UN TEMPIO A CIELO APERTO
ARTICOLO E FOTOGRAFIE / Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu
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CATEGORIE
Provincia di Siena
Alchimia / suono
L’abbazia di San Galgano risale al 1218 è ina struttura imponente in stile gotico ed è davvero un colpo d’occhio a chi la incontra per la prima volta, sia per l’isolamento e quindi la sacralità che emana, sia per la particolarità di non avere copertura, caratteristica che la rende ancora più affine ai templi pagani (anche se la copertura fu tolta in seguito) perché elemento sacro in contatto con la natura circostante. Trasmette una sensazione unica per chi avesse la fortuna di fermarsi la notte (la biglietteria chiude per questo motivo molto tardi, verso le 23.00), trovarsi in una chiesa e avere come copertura un cielo stellato non è qualcosa che si trova in ogni angolo della terra. Ne vale davvero la pena.
L’abbazia raggiunse fino al XIV secolo, anche grazie al sostegno economico di Federico II (noto alchimista e ricercatore del Graal) una ricchezza e un rispetto notevole, tale da contenderla tra il papato e la Repubblica di Siena. Purtroppo dopo tanto splendore avvenne una grande decadenza, che la adibì addirittura a magazzino di materiale edili, vendendo addirittura il tetto di piombo per farne munizioni e trasformandola nel rudere che è oggi. Nonostante questo, o magari anche grazie a questo, mantiene oggi un’aura di unico mistero che inevitabilmente colpisce chiunque se ne avvicini.
Molto è stato fatto per studiarne la geometria sacra, confrontata non solo all’abbazia di Chartres, ma anche alle antiche strutture egizie. Pare che l’architetto abbia realizzato l’edificio seguendo il rapporto dell’ottava musicale detta Scala Diatonica naturale applicata all’architettura geometrica della chiesa. Pare che gli stessi architetti lavorarono anche per le abbazie di Fossanova e Casamari, particolarmente ricche di simili simbologie numeriche e strutturali.
Anche se non voluta, la corrispondenza con i templi di Akhenathon egizi è forte. Questo faraone dal Dio unico aveva infatti fatto svanire tutti i tetti dei templi perché considerava vera dimora del Dio quella struttura senza copertura, nella quale il sole poteva entrare e di conseguenza la divinità. E, guarda caso, è proprio in luoghi come questi, aperti sul cielo, che si percepisce maggiorante la presenza di Dio.