BASILICATA / ALBANO DI LUCANIA (PZ) / Questo è un luogo davvero selvaggio e misterioso in cui sono presenti molti angoli legati a un lontano passato che nel tempo hanno assunto diciture legate alle tradizioni locali

Seggia del diavolo, avelli e Rocca del cappello

Le foto e l’articolo sono stati gentilmente concessi
da “Albano di Lucania official website

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ARGOMENTI

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La “Seggia del Diavolo” – Il trono del diavolo
La Rocca del Cappello – Un luogo di antichi rituali
I palmenti – A cosa servivano queste strane vasche?


LA SEGGIA DEL DIAVOLO


il copricapo del demone

La “Sedia del Diavolo” si trova a metà strada tra la curva stradale aggirante il Monticello e il fiume Basento ed è costituita da una panchina scavata in un grande monolito che visto frontalmente sembra il busto di un essere demoniaco completo di capo e copricapo. La panchina è stata ricavata sulla parete Sud Ovest del monolito all’altezza del cuore, a circa due metri dal suolo. Si può accedere a quest’ultima solo per mezzo di una lastra di pietra poggiata sulla parete rocciosa. Varie ipotesi sono state scartate intorno all’utilizzo della “Seggia”. Questa panca non può essere stata costruita come punto di vedetta per controllare il passaggio di nemici nel nostro territorio in quanto esistono nei dintorni punti più comodi e con visibilità più ampia.


la panchina in pietra

Certo è che nessun pastore avrebbe costruito una panca per riposarsi a due metri dal suolo poichè vi sono nei dintorni panche naturali più facilmente accessibili. Inoltre neanche i fenomeni atmosferici possono aver contribuito alla sua creazione poiché avrebbero arrotondato la roccia mentre la panchina è molto ben squadrata.


la panchina

Non possiamo che supporre che la seggia del diavolo sia stata ricavata nella roccia per gli stessi obiettivi della “Rocca del Cappello”. A sostegno di tale tesi vi è inoltre un altro cerchio scolpito sulla parete S. O. del copricapo del demone. Quindi anche questa zona, arida e impervia, poco adatta all’abitazione era luogo di culto, legato alla venerazione degli astri per conquistare la benevolenza degli dei per ottenere i migliori risultati nel lavoro, nell’agricoltura e nella vita di tutti i giorni.
Sul lato Sud-Est del monolito è scolpito un volto umano e nelle adiacenze, sul fianco di uno spuntone in arenaria ben levigato, è incisa una croce latina.

La croce

Per quel che riguarda la croce latina, simbolo di Cristo, incisa sullo spuntone roccioso potrebbe far parte dell’ attitudine dei cristiani di scongiurare, esorcizzare e risacralizzare i monoliti, le rocce e le strutture pagane.


la croce

Con l’affermarsi del cristianesimo, l’area della Rocca del Cappello, che secondo i sostenitori della nuova fede continuava ad emanare influssi di paganesimo, come tanti altri luoghi di culto pagano, venne “demonizzata” (lo prova la “Seggia del Diavolo” appellativo dato alla panchina) e, di conseguenza, abbandonata per sempre scomparendo dalla memoria storica degli uomini.

LA ROCCA DEL CAPPELLO

La Rocca del Cappello è situata tra la “Rocca della Molaria” e il fiume Basento di fronte alle Dolomiti Lucane. Si tratta di un monolito alto più di dieci metri sulla cui sommità è poggiato un masso enorme dalla forma di cappello dal quale prende il nome. Sul lato S.E. del cappello è inciso un cerchio con ai lati due brevi scanalature a destra.

L’area circostante è caratterizzata dalla presenza di alcune grotte e da mura di contenimento a secco, attraversata da un sentiero che parte dalla località Monticello (740 m. s. m.) e discende con strani giri fra le balze scoscese per circa due chilometri, concludendosi davanti al monolito. In fondo al primo tratto di gradini, sulla parete rocciosa di destra, vi è inciso un cerchio, dal diametro di un metro, orientato verso il sorgere del sole. Poco più giù, su un gradino di cm 45 x 30, è stilizzato un simbolo che sembra un fiore a quattro petali o una palmetta. Più in basso vi è un altro monolito sul cui apice, sul lato S. O. vi è inciso un altro cerchio.
Sullo stesso monolito è stata ricavata una panchina chiamata “Seggia del Diavolo”.

I culti presso questo monolite
Questa zona arida e impervia essendo poco adatta all’edificazione di capanne, si può ipotizzare, per la mancanza di fonti storiche, che questo sia stato luogo in cui si svolgevano antichi culti legati all’astronomia e a dei pagani.
Sulla base delle nuove ricerche si ritiene che presso la Rocca del Cappello vi sia la presenza di tracce pertinenti a due culti pagani, il primo preistorico e prettamente indigeno, il secondo di origine egizio/orientale basato su rituali legati agli astri.

Il primo culto “totemico”
Il culto indigeno è attestato dall’enigmatica effige scolpita al lato del monolito, molto simile a quello scolpito a Contursi Terme (SA) ed a quello scoperto a Carlentini (SR), dai quali si presume abbiano avuto origine quelli stilizzati dai Neolitici sui vasi funerari trovati nelle tombe del Materano, della Puglia e della Sicilia. Da ciò si può desumere che presso la Rocca del Cappello, si praticasse ancora il culto dell’antenato mitico e rappresentato da una “entità totemica” di significato apotropaico dai quali si credeva discendessero tutti gli appartenenti al clan. A questo totem il clan si sentiva legato da una sorta di parentela legata alla propria origine ed esso rivelava una dimensione religiosa unificante, pur non essendo un dio.

Il secondo culto “egizio/astronomico”
Per quanto riguarda il secondo culto, al quale si attribuiscono le altre opere e i relativi simboli realizzati con non poca fatica, si può effettivamente supporre che sia legato agli astri, le cui origini possono trovarsi in quella civiltà che migliaia di anni addietro mise in atto un misterioso sistema di pensiero ed utilizzò una forma esoterica di astronomia che fu una sorta di “scienza dell’immortalità”, intesa a liberare l’Umanità dalle fauci della morte. Filosofia religiosa che si diffuse in India, Giappone, Messico, Indocina, isole del Pacifico, Sud America, Nord Europa, Etiopia ed Egitto. La presenza di simboli stellari faceva parte di un’antica e molto diffusa idea religiosa: “Tutto il mondo che si trova sotto è disposto a pieno delle cose che si trovano sopra”.


tratto del sentiero rituale e palmenti lungo il sentiero

Persino i fiumi erano considerati la controparte della via Lattea, ritenuta la strada che conduce al regno ultraterreno: il Duta per gli Egiziani, la Terra del mistero per i Messicani, il Xibalba per gli antichi Maya dell’America centrale. Gli stessi simboli stellari di solito erano orientati verso quelle stelle o costellazioni in cui si credeva fossero poste le divinità: per gli Egiziani Iside era posta nella stella di Sirio del Cane Maggiore, Osiride suo sposo, nella stella più lucente della Cintura di Orione ed Horus, il loro figlio, era posto nel sole.


tratto del sentiero e altri palmenti

Si suppone che questo secondo culto presso la Rocca del Cappello, venisse praticato in onore di Iside, dea egizia portatrice di compassione e speranza. Dopotutto l’Italia è piena di luoghi di culto legati alla Dea Iside. Questo millenario culto, partendo da Menfi ed Alessandria, si diffuse in tutta l’area del Mediterraneo. Fu molto praticato anche a Roma al tempo di Silla (88-78 a. C.) e contrastato da Ottaviano con la lotta portata avanti contro l’Egitto di Antonio e Cleopatra.


scalini del sentiero rituale

A partire dall’inizio della nostra era il culto di Iside, oltre a schiavi e liberti fu praticato da intellettuali, proprietari terrieri e uomini d’affari in continuo transito lungo la Via Appia tra Oriente e Roma. Forse proprio questi ultimi hanno portato il culto di Iside ad Albano di Lucania fissando la sede dell’ Iseo presso la Rocca del Cappello dove una certa sacralità tende ancora oggi a conservarsi inalterata.

Il sentiero rituale
Il “Sentiero Rituale”, che dalla curva del Monticello porta alla Rocca del Cappello, fa venire alla mente le strade pavimentate con pietre piatte dell’isola di Pasqua, sulle quali, secondo la leggenda, i Moai (le statue giganti), per l’effetto dei mana, combinati da sette maghi che assieme sedevano sulle panchine di Rano Raraku, camminarono in senso orario attorno all’isola. Lungo il sentiero vi sono cinque coppie di vasche, i cosiddetti “Palmenti” essi sono vasche scavate lungo il sentiero rituale che porta alla Rocca del Cappello. Dovevano servire a raccogliere l’acqua piovana usata per le abluzioni durante il rito processionale che si concludeva con la cerimonia religiosa.


Palmenti in prossimità della Rocca del Cappello

Queste vasche, nonostante la loro rozzezza, servivano a favorire la decantazione dell’acqua lustrale come le vasche presso i santuari egizi. Infatti faceva parte dei riti in onore delle divinità astrali bagnarsi con l’acqua di stelle, un’acqua ferma che fosse stata tutta la notte sotto le stelle durante il novilunio dei Pesci, l’unico in cui la luna è totalmente nascosta dal sole. Era un bagno purificatore di buon auspicio per l’inizio di un nuovo anno.


Palmenti lungo il sentiero rituale

I simboli
La somiglianza di questi simboli con quelli egizio-isiaci, lasciano supporre a coloro che hanno studiato questo luogo con ligia devozione, come Damiano Pipino, che effettivamente si può palare di riti dedicati a questa divinità astrale.

• I cerchi scolpiti
Il cerchio scolpito in fondo al primo tratto del Sentiero, è orientato verso ad est, cioè dove sorge il sole alle ore 6.30 del mattino dell’equinozio di primavera, ricordiamo che Horus è l’incarnazione egizia del sole.


la coppia di cerchi e il cerchio scolpiti sulla roccia

Il cerchio con le due scalanature a destra, scolpito sul “Cappello” della Rocca potrebbe rappresentare il Sole con l’aggiunta delle corna bovine o piume, appannaggio degli dei, che dà; l’idea del disco solare “pteroforo”, che reca due flabelli, motivo di derivazione tolemaica. La stessa Rocca del Cappello potrebbe anche essere una forma stilizzata di un Toro, animale molto amato dagli egizi, abbiamo soprattutto in Sardegna altri esempi molto simili.

• Il Fiore di Loto
La figura scolpita sul gradino sembra rappresentare un “fiore di loto primordiale”, talvolta assimilato al sole, simbolo di Horus, oppure un fiore di loto trasformato a palmetta come quello raffigurato in testa alle sacerdotesse di Iside.

Il monogramma
Il monogramma inciso su una lastrina di pietra rossa, ritrovata presso la Rocca del Cappello, potrebbe forse rappresentare il famoso “nodo di Iside” (un pezzo di stoffa annodato in modo particolare), che fu l’amuleto più diffuso fra gli antichi egizi, simbolo soppiantato in età augustea dal “nodo di Salomone” diffusosi col Cristianesimo.


graffiti lungo il sentiero

 

Palmenti in C.da “Rifoggio”Albano

terra dei cento palmenti. In tutto il territorio se ne contano circa un centinaio. Potrebbero risalire ai primi albori della storia. Incavati a forma di vasca in grandi blocchi di pietra affioranti dal terreno. Come affermava il Prof. Mario Scelzi nel suo libro: “Albano di Lucania Storia e cultura popolare” quasi sicuramente erano altari pagani. Gli anziani asseriscono che essi sono stati utilizzati per pigiarvi l’uva e le olive.


Palmenti in prossimità della Rocca del Cappello

Sicuramente alcuni di essi con il diffondersi della vite e dell’olivo hanno avuto questa funzione, ma la loro edificazione risale ad un’età più remota. Infatti le pareti di queste vasche sono state usurate dagli agenti atmosferici che, nonostante la natura friabile della pietra, avrebbero impiegato secoli se non millenni. Inoltre in Italia vi sono diversi esempi di simili “vasche” a dimostrazione che la loro presenza non è assolutamente casuale.

Palmenti in C.da “Pallarete”

Essi si trovano anche lungo il sentiero rituale nei pressi della Seggia de Diavolo e della Rocca del Capello. Le vasche scavate lungo il sentiero rituale che porta alla Rocca del Cappello dovevano servire a raccogliere l’acqua piovana usata per le abluzioni durante il rito processionale che si concludeva con la cerimonia religiosa

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Queste vasche, nonostante la loro rozzezza, servivano a favorire la decantazione dell’acqua lustrale come le vasche presso i santuari egizi. Infatti faceva parte dei riti in onore delle divinità astrali bagnarsi con l’acqua di stelle, un’acqua ferma che fosse stata tutta la notte sotto le stelle durante il novilunio dei Pesci, l’unico in cui la luna è totalmente nascosta dal sole

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Palmenti in C.da “Acqua d’ Busc

Era un bagno purificatore di buon auspicio per l’inizio di un nuovo anno

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Palmenti in C.da “Acqua d’ Busc”


Palmenti lungo il sentiero rituale