Altare (SV) / Ad Altare è accaduta una vicenda per molti versi sovrapponibile a quella di Rennes Le Chateau, per la presenza di un umile prelato che, da un momento all’altro, ha iniziato a spendere una incredibile fortuna per abbellirla

ALTARE, LA RENNES LE CHATEAU ITALIANA


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/ LORENZO SARTORIO

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C’era una volta Rennes Le Chateau

Gli appassionati di vicende misteriose conoscono bene la storia di Rennes le Chateau, un piccolo villaggio di circa 200 persone nel sud ovest della Francia, in cui all’inizio del ‘900 un anonimo parroco, Berengere Sauniere, investì d’improvviso ingenti somme, la cui provenienza non è mai stata chiarita, per restaurare la propria parrocchia ed edificare importanti costruzioni, tra cui una villa, dei giardini e una biblioteca pubblica.

Soprattutto a partire dagli anni ’50 si è cominciato a parlare di un fantomatico tesoro che il sacerdote avrebbe trovato, senza rivelarne mai l’ubicazione, e il cui segreto si sarebbe portato nella tomba.

Il best seller “Il Codice Da Vinci” oltre a numerose trasmissioni televisive, hanno contribuito ad accrescere l’aura di mistero intorno all’accaduto, benché, con molta più probabilità, la realtà sia molto più squallida, e il favoloso tesoro non sarebbe altro che il frutto di una serie di truffe perpetrate dal Sauniere ai danni di ingenui cittadini.


La strana fortuna di Giuseppe Giovanni Bertolotti

Forse meno nota, ma non meno ricca di spunti interessanti, è l’esistenza, in Italia, di una cittadina che ha visto una vicenda per molti versi sovrapponibile, per la presenza di un umile prelato che, da un momento all’altro, ha iniziato a spendere una incredibile fortuna per abbellirla, sebbene i punti di contatto tra le due vicende finiscano sostanzialmente qui..

La cittadina in questione è Altare, un centro di circa duemila abitanti nell’alta Val Bormida, nell’entroterra savonese, famosa soprattutto per la lavorazione del vetro, mentre il protagonista della storia è monsignor Giuseppe Giovanni Bertolotti, che qui svolse la sua attività di parroco dal 1869 al 1931.

La sua vita e le sue attività sono, per lo meno in apparenza, facilmente ricostruibili: nacque a Cairo Montenotte (SV) il  4 febbraio 1862 da un maniscalco e da una sarta, figlio primogenito di altri sette, alcuni dei quali moriranno in tenera età. Nonostante le condizioni economiche modeste, i genitori riuscirono a farlo studiare, e, dopo aver conseguito il diploma ginnasiale, decise di entrare nel seminario di Acqui Terme, dove venne ordinato sacerdote il 22 settembre 1866.

Dopo un periodo iniziale trascorso a Serole, in provincia di Asti, nel  nel 1869, assunse l’incarico di parroco presso la chiesa di Sant’Eugenio ad Altare, a cui legò irresolubilmente il proprio nome.

Fu in questo periodo che cominciò a farsi notare per la sua attività di saggista, con la pubblicazione di diverse opere a carattere religioso, e con la fondazione, nel 1878, di un periodico bimestrale, “L’Avvisatore Ecclesiastico”, una sorta di “Gazzetta Ufficiale” dedicata alle tematiche canoniche, che diresse con piglio manageriale, al punto da raggiungere presto la considerevole tiratura di 30.000 copie.

Fin qui però, al di là della sua indubbia personalità e del suo intelletto, non c’è nulla di strano; le cose però cominciarono a cambiare intorno al 1875, quando iniziò a spendere delle somme ingenti per la ristrutturazione e l’ingrandimento della sua parrocchia: i lavori, secondo uno stile liberty che si ritroverà anche in altri edifici da lui voluti, si protrarranno addirittura fino al 1927.

A questo primo investimento ne seguirono presto altri, sempre molto dispendiosi: per ciascuna delle sue amatissime sorelle, Enrichetta e Rosalia, chiamò l’architetto savonese Nicolò Campora e fece edificare, tra il 1901 e il 1906, due lussuose ville sempre in stile liberty, Villa Agar e Villa Rosa.

Queste costruzioni, poste una di fronte all’altra, sono ancora oggi visibili e hanno assunto diverse destinazioni: la prima è diventata a partire dagli anni ‘90 sede di una casa di riposo, mentre la seconda ospita il Museo del Vetro. Ed è’ proprio visitando Villa Rosa che si può avere un’idea della ricchezza con cui fu progettata, per la cura dei particolari, i pregiati scaloni, gli affreschi ai soffitti e alle pareti, e l’eleganza delle decorazioni.

Villa Rosa, sede del museo dell’arte vetraria altarese
Di Davide Papalini – mio lavoro, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2733020

Ad una terza sorella, Cesarina, fece invece ristrutturare e regalò un palazzo storico di fronte alla chiesa di Sant’Eugenio, in pieno centro cittadino. Ma monsignor Bertolotti non si limitò solo a sistemare i suoi familiari: sempre attingendo a questa ricchezza quasi favolosa, comprò vari immobili tra Torino e Savona, elargì numerosi contributi ad enti caritatevoli ed istituti religiosi e fece costruire due asili, uno ad Altare e l’altro nella vicina Cairo Montenotte.

Il primo fu aperto nel 1891 con la denominazione “Asilo Infantile di Altare”, per essere poi rinominato “Asilo Mons. Bertolotti”  nel 1899, quando venne elevato a Ente Morale per decreto di re Umberto I, mentre il secondo fu edificato a partire dal 1897 ed inaugurato in pompa magna nel 1901. Con l’occasione, il parroco acquistò anche l’area attigua e la donò al Comune per farne un giardino pubblico.

Sempre in quegli anni, finanziò la realizzazione di un centro meteorologico e sismico, installato nella fortezza di Altare.

La chiesa parrocchiale di Sant’Eugenio nel centro storico di Altare
Di Davide Papalini – mio lavoro, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2732986

Per se stesso, che non rifuggiva certo la vita agiata, acquistò una gran casa colonica dalle parti di Cairo Montenotte, circondata da diversi ettari di terreno, dove avrebbe trascorso gran parte della propria esistenza, e per la quale assunse numerosi servitori e braccianti.

Uno stile di vita del genere, lontano anni luce da quello di un modesto parroco di provincia, e la difficile identificazione della fortuna da cui proviene non sono, se possibile, nemmeno l’unico elemento oscuro di questa vicenda.

Un altro spunto interessante è infatti costituito dalla frequentazione che ebbe con importanti personalità dell’epoca,  grazie alle quali ricevette numerose e prestigiose  onorificenze, sia laiche che religiose: anche questo elenco è davvero interessante.

Per quanto riguarda le prime, Re Umberto I in persona lo investì nel 1866  del titolo di Commendatore dell’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, e nove anni dopo, di quello di Grand’Ufficiale dello stesso ordine (per rendere l’idea, fu l’unico sacerdote della sua epoca ad ottenerlo), mentre nel 1902 gli fu concessa dal ministro dell’istruzione Nunzio Nasi la Grande Medaglia d’Oro di Benemerito della Pubblica Istruzione.

Ancora più sconcertanti sono poi i titoli conferitigli da ben due papi, Leone XIII e Pio X, ovvero quelli di Cappellano d’Onore, Protonotario Apostolico e Abate Mitriato (tutte cariche che di regola vengono date con molte difficoltà) e nel 1907 lo stesso papa Pio X lo nominò addirittura Cardinale Vicario della basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma.

Chiesa della Santissima Annunziata
Di Davide Papalini – mio lavoro, CC BY 2.5,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2732963

Occorre sottolineare come, soprattutto quest’ultima, non sia una carica meramente onorifica, in quanto il Cardinale Vicaro è colui al quale il pontefice delega la gestione pratica della diocesi capitolina, e non decade dalla sua funzione neppure quando questi muore: si tratta insomma di un vero e proprio reggente del papa, la cui attività deve necessariamente svolgersi nella capitale.

Proprio però per non allontanarsi da Altare, monsignor Bertolotti incredibilmente la rifiutò, preferendo rimanere a fare il parroco nella piccola cittadina ligure.

Anche questo curioso episodio presenta una parziale analogia con uno occorso al Sauniere di Rennes le Chateu, il quale, nel 1909, si dimise dalla carica di sacerdote per non sottostare ad un ordine del vescovo di Carcassone che lo voleva trasferire in una diversa città.


La statua “al contrario”

Così come nella chiesa di Sant’Eugenio, al pari della cittadina francese,  è presente una statua di San Rocco (santo protettore contro la peste) in cui la ferita è alla gamba destra e non a quella sinistra, e dove la rappresentazione della via crucis è stranamente al contrario.

Benché entrambi gli elementi siano presenti anche in altre chiese, molti appassionati dei misteri ne hanno tratto spunto per pensare a dei collegamenti tra le due vicende, ma le analogie, per quanto curiose, finiscono qui.


Un uomo molto amato

Il Sauniere infatti non poté vantare i riconoscimenti che ebbe il suo collega italiano, né poté mai beneficiare del suo tenore di vita, e, al di là delle leggende che sono fiorite in epoca relativamente recente, è probabile che avesse costruito la sua fortuna con una serie di truffe ai danni dei suoi parrocchiani, al punto da essere processato per simonia  e morire senza un soldo nel 1917.

Diverso il discorso per il Bertolotti, il quale morì nel 1931 ricevendo dei funerali solenni, con la partecipazione di una enorme folla (tra cui il futuro santo don Luigi Orione) e venendo tumulato in una cappella sulla sommità del cimitero di Altare, dove una lapide ricorda ancora oggi ai visitatori i suoi numerosi titoli e benemerenze.


Da dove arriva tutto questo patrimonio?

Rimane però ancora viva e irrisolta la questione sulla provenienza di tutto quel patrimonio.

Alla sua morte, infatti, l’enorme flusso di denaro che era giunto in città si fermò di colpo, così come, di conseguenza, i versamenti per beneficienza e per mecenatismo; né alcuna traccia di rilievo hanno lasciato i parroci che gli sono succeduti alla guida di Sant’Eugenio.

Sul punto si sono fatte le ipotesi più disparate.

Se si può escludere (a differenza appunto di quanto accaduto a Rennes le Chateau) una provenienza illecita, restano aperte quelle relative ad ipotetici finanziatori, che lo avrebbero aiutato nel corso degli anni.


Maria Brignole Sale, una beneficiaria?

La più celebre di queste sarebbe Maria Brignole Sale (1811-1888) duchessa di Galliera, filantropa e moglie del marchese Raffaele De Ferrari (1803-1876), banchiere e mecenate a sua volta.

Questa ipotesi nasce da un ritratto della nobildonna, ritrovato in un archivio del comune , nel quale viene indicata come fondatrice dell’asilo di Altare, lo stesso fondato su impulso di monsignor Bertolotti e a lui intitolato.

La duchessa avrebbe infatti finanziato il parroco come segno di riconoscimento, dopo che questi la aveva aiutata a recuperare una parte del patrimonio sottrattole da un amministratore infedele.

Sebbene ciò sia plausibile, e sebbene con ogni probabilità non fosse nemmeno l’unica sua finanziatrice, non basta ciò soltanto a spiegare l’intera vicenda.

Ruderi del Castello di Altare
Di Pampuco – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=48366793


Un tesoro templare nascosto?

Un’altra tesi, che non può mancare in questi casi, vedrebbe ancora una volta la presenza di un fantomatico tesoro templare che il sacerdote avrebbe trovato, non si sa bene come, e che avrebbe utilizzato per i suoi scopi.

Questa teoria si basa in linea di massima su alcuni elementi iconici presenti nelle edificazioni volute dal Bertolotti, come ad esempio la già citata via crucis al contrario, (caratteristica presente in molte chiese dell’ordine monastico-cavalleresco) e alcune vetrate di Villa Rosa, dove sono curiosamente rappresentati alcuni cavalieri medievali, probabilmente proprio templari.

Anche lo stesso simbolo scelto per la sua casata, la mitologica viverna, una specie di drago a due zampe, confermerebbe questa idea, in quanto verrebbe spesso indicata come custode di tesori e segreti.

In realtà, questo simbolo in araldica è abbastanza frequente, e di solito viene utilizzato proprio come stemma da una casata emergente in contrapposizione con figure di animali e famiglie più tradizionali.

E’ quindi difficile trovare degli elementi soddisfacenti a questa teoria, ma nondimeno l’interrogativo rimane.

La mancanza di prove documentali certe e di testimonianze dirette non aiutano a fare luce, e in attesa che emergano nuovi elementi concreti, gli appassionati di misteri potranno continuare ancora a lungo a ricamare le ipotesi più fantasiose.

CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=586710


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