LUOGO: ORTONA – BASILICA DI S. TOMMASO APOSTOLO / In questo dipinto, conservato ad Ortona, sono visibili in chiave simbolica gli avvenimenti sopra descritti: il CALICE sotto il piede del Cristo non è altro che la sostituzione della pianella in argento; e il GIULLARE, qui raffigurato in atteggiamento diverso…

IL DIPINTO DELLA LEGGENDA DEL VOLTO SANTO E IL GRAAL


ARTICOLO E FOTOGRAFIE
 / Fabio Ponzo

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CATEGORIE

Provincia di Chieti
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Costellazioni / Sole e Luna
Enigmi su Gesù
Graal
Massoneria
Reliquie di santi


I capitoli di questa scheda sono:

Le reliquie di San Tommaso
Il dipindo della leggenda del Volto Santo e il Graal
L’occhio onniveggente, il compasso e la divinità femminile a due teste

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Le reliquie di San Tommaso


Il 10 novembre del 1127 venne ufficialmente riaperta al pubblico, dopo che un terremoto ne aveva provocato la distruzione, la Basilica di S. Tommaso Apostolo a Ortona, originariamente dedicata a Santa Maria degli Angeli.

Questa Basilica dall’aspetto imponente, conserva dal 1258 (XIII secolo) le ossa dell’Apostolo Tommaso, colui che non credeva se non alla vista dei fatti; diversi affreschi e vetrate testimoniano questo particolare evangelico.

Il portale principale della Basilica è ancora quello originale del 1311 ad opera di Nicola Mancini; la sua pietra bianca molto lavorata, è impreziosita da ornamenti classici medievali, va in contrasto netto con il resto della struttura, costituita invece da mattoni rossi.

Nella lunetta sovrastante possiamo trovare, in altorilievo, Maria col Bambino e ai suoi lati: S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista.

L’ingresso della chiesa, inoltre, è “protetto” dalla presenza di due leoni in pietra poggiati all’estremità dei capitelli; figure forti e carismatiche che troviamo spesso nelle costruzioni medievali. C’è poi la presenza di un altro portale, sito al lato della Basilica, più internamente; un portale all’apparenza chiuso e non usufruibile per l’ingresso in chiesa, anch’esso molto lavorato; si possono scorgere ai lati interni dello stesso due piccole croci, poste parallelamente sulla stessa altezza. Croci che simboleggiano la presenza di fede e devozione da parte dei pellegrini che un tempo venivano in preghiera.

L’interno della Basilica è a dir poco suggestivo, molto dispersivo e caratterizzato da uno stile paleocristiano – barocco.

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Il dipinto della leggenda del Volto Santo e il Graal


Oltre alle reliquie di S. Tommaso Apostolo è possibile ammirare, all’interno della Basilica, il Museo Diocesano, uno dei più importanti d’Abruzzo esposto al pubblico solo dal 1988 in occasione della festa del Santo; nel suo interno sono contenute le più importanti opere e reperti che vanno dal XII al XIX secolo, arricchendo così il nome di Ortona a livello storico. Il dipinto più notevole e di una certa importanza storica/leggendaria è “il Volto Santo di Lucca e il miracolo del Giullare”; dipinto che racchiude in se non solo la riproduzione della vera scultura conservata a Lucca, ma anche il miracolo del povero Giullare; andiamo ora a ripercorrere questi avvenimenti, tra verità e leggenda.

Nel VIII secolo un vescovo chiamato Gualfredo si recò a Gerusalemme per far visita ai luoghi sacri; una volta sul posto Gualfredo eseguì diverse penitenze e digiuni, sicuramente per farsi perdonare dei vari peccati commessi. Come ricompensa, per la sua immensa devozione, gli comparve un angelo che lo invitò a cercare con molta umiltà vicino alla sua abitazione; così nella casa di un certo Seleuco trovò il Volto Santo, un crocifisso molto antico, scolpito in cedro dall’Apostolo Nicodemo la stessa persona che aiutò Giuseppe D’Arimatea a togliere il corpo del Cristo dalla croce. Dietro a questo crocifisso, Gualfredo scoprì l’esistenza di un’ampolla contenente il sangue di Gesù.
La croce e l’ampolla vennero così caricate su una nave di dimensioni inverosimili, guidata esclusivamente da angeli e da nessun altro equipaggio. Approdò sulle coste della Lunigiana, attraversando un mare in tempesta; le reliquie furono avidamente contese dai Lucchesi e dai Lunesi, alla fine si stabilì che il Volto Santo doveva essere custodito a Lucca (conservato, fino ad oggi, nella cattedrale di S. Martino), mentre l’ampolla sarebbe rimasta a Luni, dove aimè se ne sarebbero perse le tracce.

Un’altra leggenda che venne attribuita al Volto Santo fu quella di un povero Giullare francese, che giunse in pellegrinaggio fino a Lucca, senza aver nulla da offrire. Allora che fece, diede tutto quello che poteva dare ossia una semplice ballata; Gesù rimase talmente intenerito dal gesto, che fece cadere ai suoi piedi una pianella in argento. Egli la prese e la custodì gelosamente. Da li a poco fu catturato e accusato di furto, non sapendo come discolparsi disse la verità, cioè che Gesù gliel’aveva donata. Fu creduto! Non si sa come, ma fu creduto. Così il Giullare poté tenersi la pianella in argento la quale fu sostituita poi con un calice. Fatto sta che la fama di questo crocifisso fece il giro del mondo, portando in loco flotte di pellegrini ansiosi nel vederlo.
Riassumendo il tutto si può notare come in questo dipinto, conservato ad Ortona, sono visibili in chiave simbolica gli avvenimenti sopra descritti: il CALICE sotto il piede del Cristo non è altro che la sostituzione della pianella in argento; e il GIULLARE, qui raffigurato con altri due e non da solo ma tutti e tre in atteggiamento diverso.

Altre simbologie sono visibili in questo dipinto: il SOLE e la LUNA a rappresentanza della conoscenza, invece la forma a croce del Cristo rappresenta la morte (a livello iniziatico), la salvezza e la resurrezione.

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L’occhio onniveggente, il compasso e la divinità femminile a due teste


Cambiando argomento e spostandoci verso l’altare, rivolgendo lo sguardo verso l’alto, si può ammirare un bellissimo dipinto raffigurante un occhio onniveggente in corrispondenza del crocifisso posto in basso. L’occhio onniveggente che tutto vede ed è li pronto ad intervenire, con un richiamo molto forte alla Massoneria. Se si sale ancora con lo sguardo ci si accorge che la volta sovrastante l’altare è strutturata in modo particolare; sono visibili 8 raggi.

L’8 è il numero esoterico per eccellenza, non ha inizio e ne fine, è l’infinito, l’eternità. Per gli Ebrei e i Cristiani questo numero possedeva grande importanza, ad esempio il tempio di Re Salomone fu santificato in 8 giorni; un numero molto caro anche ai Templari, parlando di Kabala e menzionando l’ottava Sephirah, si possono cogliere elementi importanti legati all’ordine: “… è Dio che comanda gli eserciti e gli angeli, intesi come Figli degli Dei…”, infatti i Templari appartenevano ad un ordine militare (gli eserciti) ma anche ad un ordine monastico (gli angeli).
Molti studiosi inoltre affermano, che la croce patente ad 8 punte è li ha significare le 8 beatitudini evangeliche. Come si può notare questo numero è intrinseco in molti casi. Molto interessante la teoria che propone il portale MITI E MISTERI:

…”simbolo dell’infinito, il riflesso dello spirito nel mondo creato, dell’incommensurabile e dell’indefinibile. Indica l’incognito che segue alla perfezione simboleggiata dal numero sette. Incita alla ricerca e alla scoperta della trascendenza. Essendo un numero pari è formato dall’energia femminile e passiva. È il numero che simboleggia la morte, in termini di transizione, di passaggio. Infatti l’otto precede il numero nove che indica la nascita. Come il numero sei, l’otto è un numero ambivalente.

l’otto orizzontale è la rappresentazione algebrica dell’infinito e si lega a valori sia positivi che negativi. L’infinito è di natura positiva quando si collega all’illimitato, nel senso di apertura alla trascendenza. Ma è di natura negativa quando l’infinito cade in un circolo vizioso di ciò che non ha fine. L’otto essendo la somma di 4+4, è un numero pragmatico, in quanto esalta la natura concreta e tangibile del numero quattro. Inoltre indica la legge, il rigore e la regola, sempre secondo il suo aspetto concreto.”


E’ doveroso, a questo punto, menzionare anche la splendida insenatura che costituisce la cupola della Basilica; posta al centro della navata, non si può non rimanere meravigliati dagli affreschi che la rappresentano. Stupendi colori arricchiscono le già pregevoli raffigurazioni degli apostoli e di altre scene a carattere biblico e divinatorio.
Gli artisti e muratori di un tempo oltre a dare una loro impronta artistica, riuscivano anche ad inserire simboli ed elementi che magari a parole non potevano diffondere. Qui il caso vuole che ne siano visibili almeno un paio. Ecco quali sono: una DIVINITA’ FEMMINILE A DUE TESTE e IL CRISTO CON IN MANO UN COMPASSO.


Il Cristo con il compasso

Per quanto riguarda la prima citata dovrebbe rappresentare una divinità (Venere). Secondo alcuni archeologi queste Veneri bifronti stanno ad indicare il simbolo di un “doppio frutto” o del principio della “dualità” il quale va ad attribuirsi un carattere propiziatorio.


Particolare donna a due teste

Comunque sono personaggi antropomorfi dalla difficile interpretazione. Il secondo della lista è il Cristo con un compasso nella mano destra; è sito affianco alla Venere a due teste, il compasso nella mano non è messo li per caso, ma ha un preciso significato. Secondo l’ideale pitagorico, esoterico e cristiano della Massoneria, Dio è l’architetto dell’universo e come unità di misura ha l’amore verso il prossimo. Da far notare è quello che esprime Paolo Di Tarso nella prima lettera ai Corinzi:

…”poiché noi siamo collaboratori di Dio, e voi di Dio siete il campo, l’edificio. Secondo la grazia che mi elargì Iddio, posi, da esperto architetto, le fondamenta ed un altro vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altre fondamenta, oltre quelle che vi sono già; e queste sono Gesù Cristo…”.

Infatti la Massoneria nasce proprio in concomitanza con le cattedrali e questi “liberi muratori” che le realizzavano, facevano del loro meglio per proteggere e salvaguardare tutte quelle conoscenze tramandate da secoli, inserendole e criptandole nelle strutture decorative o negli affreschi, per farla breve si può dire che questi muratori sono stati i primi Massoni.

Vorrei concludere quest’articolo con una riflessione.

Si da sempre per scontato quello che ci circonda, ma molto spesso quello che c’è intorno, è più grande di noi stessi.
Si chiama SCOTOMA: la mente vede solo quello che vuole vedere.

INFO UTILI

Parrocchia San Tommaso apostolo –
P.zza San Tommaso Ortona (CH)
Tel. +39 085 9062977
http://www.tommasoapostolo.eu