L’ACQUA NELLA TRILOGIA SACRA NELLE VARIE RELIGIONI


ARTICOLO  / Nicola Maria Camerlengo

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05/07/2024

Essenza stessa della vita, l’acqua percorre il mito e la religione, nonché il pensiero filosofico. Lo stesso vocabolo greco che indicava il cosmo, physis, trae la sua origine linguistica dall’acqua. Essa, nella speculazione simbolica, si carica di significazioni legate all’origine della vita e rappresenta per eccellenza il principio vitale che penetra le cose della natura. Risulta perciò presente nelle pratiche religiose di molte culture, si lega all’origine dell’uomo, alla storia dell’umanità e sta al confine tra la vita e la morte, tra la Creazione e il nulla. La materia vivente iniziò, infatti, dall’acqua la sua avventura nel nostro pianeta: dal brodo ancestrale si sarebbero sviluppate le prime forme di vita, passando dall’ambiente acquatico a quello terrestre. Le stesse tappe si ripercorrono anche nello sviluppo di ogni singolo uomo, che avviene anch’esso in un’acqua particolare: il liquido amniotico. E’ dunque naturale che ancor prima dell’avvento del pensiero razionale, l’essere umano abbia intuito la fondamentale importanza dell’acqua nel ciclo vitale.

I filosofi greci individuarono nell’acqua uno degli arché (origine) del cosmo, cioè una delle diverse soluzioni proposte dai presocratici per cercare di ricondurre ad un’unica sostanza i mutamenti della natura. In particolare Talete sosteneva che l’acqua è il principio primordiale che determina la vita, nel quale tutte le realtà ritornano una volta terminata la loro esistenza. Aristotele non troverà ragioni a questa sua affermazione, ma intuì che l’idea di Talete doveva provenire dalla semplice osservazione della natura: ogni essere si nutre dell’umido, quindi tutto ciò che è umido è vitale, perciò, essendo l’acqua fonte di questa “umidità” vitale, deve essere anche il principio fondante. Nel contesto attuale descriverò l’importanza di questo elemento nelle varie religioni nel mito della Creazione, come rito di iniziazione ed infine come rito di purificazione.

 

L’ACQUA NEI MITI

Prima di parlare di quanto sopra detto è necessario analizzare i vari miti della Creazione dei differenti pensieri spirituali per poi citare in essi la ierofania dell’Acqua.

EBRAISMO

Due storie inerenti la Creazione si trovano nei primi due capitoli del Libro della Genesi. Nel Primo, Elohim, la parola generica ebraica per Dio, crea i cieli e la terra in sei giorni, poi si riposa, benedice e santifica il settimo. Nella seconda storia, Dio, ora indicato con il nome personale Yahweh, crea Adamo, il primo uomo, dalla polvere e lo colloca nel Giardino dell’Eden, dove gli viene dato il dominio sugli animali. Eva, la prima donna, è creata dalla costola di Adamo come sua compagna. Dio crea tramite comando vocale e nomina gli elementi del mondo mentre esegue questo atto: Genesi 1:1–2:3 ci delucidano sull’ordine di creazione:

  • Giorno 1 = Creazione della Luce ed implicitamente del Tempo;
  • Giorno 2 = Il Firmamento. In Genesi 1:17 le stelle sono incastonate in esso;
  • Giorno 3 = Creazione di un oceano ad anello che circonda un unico continente circolare. Dio non crea, né fa alberi e piante, ma ordina alla Terra di produrli;
  • Giorno 4 = Dio mette “luci” nel Firmamento per “governare” il giorno e la notte, riferendosi al “Sole” ed alla “Luna” [1];
  • Giorno 5 = Creazione delle creature viventi;
  • Giorno 6 = Creazione del primo uomo e della prima donna;
  • Giorno 7 = Riposo di Dio.

Nella seconda storia (Genesi 2:4–2:25), l’ordine è diverso; Dio creò l’uomo, il Giardino dell’Eden e piantò gli alberi, le creature viventi e poi la prima donna.

ALTRI MITI INERENTI L’EBRAISMO

Molti dei popoli limitrofi agli ebrei, avevano un “mito del combattimento” sul Dio buono che guerreggiava contro il demone del caos; esempio di questo mitema è lo Enûma Eliš babilonese. Un esempio meno noto è il mito molto frammentario di Labbu [2]. Le immagini di quello del combattimento hanno influenzato la religione ebraica. Il mito del trionfo di Dio sul Leviatano, simbolo del Caos, ha la forma di quanto appena detto. Inoltre, si presume che gli ebrei abbiano applicato il motivo del mito del combattimento alla relazione tra Dio e Satana. Originariamente un deputato alla corte di Dio, incaricato di agire come accusatore dell’umanità (Satana significa “opporsi” in ebraico:שָּׂטָן  satan che significa avversario), Satana si è evoluto in un essere con “un regno di operazioni apparentemente indipendente come fonte del male”, non più il vice di Dio, ma il Suo avversario in una lotta cosmica.

Anche la storia dell’Esodo mostra l’influenza del mito del combattimento. Si crede che il “Canto del Mare”, che gli ebrei eseguirono dopo aver visto annegare l’esercito nel Mar Rosso, includendo motivi e linguaggio del mito del combattimento, sia stato fatto per sottolineare l’importanza dell’evento fondamentale nell’identità religiosa di Israele: l’attraversamento del Mar Rosso e la liberazione dal Faraone. Allo stesso modo, Armstrong nota la somiglianza tra i miti pagani in cui gli dei hanno diviso il mare a metà quando hanno creato il mondo e la storia dell’Esodo dall’Egitto, in cui Mosè ha diviso il Mar Rosso, “sebbene ciò che viene posto in essere nell’Esodo, non è un cosmo, ma un popolo” [3]. In ogni caso, il motivo di Dio come “guerriero divino” che combatte per conto di Israele è chiaramente evidente nel Cantico del Mare (Es. 15).

 

OCEANO PRIMORDIALE E DILUVIO UNIVERSALE

Negli antichi testi inerenti la Creazione, le acque primordiali sono spesso rappresentate quale elemento riempitivo dell’intero universo ed anche come prima “fonte” degli dei. L’atto stesso della Creazione rappresenta la nascita di uno spazio abitabile separato dalle acque avvolgenti. L’oceano cosmico è la forma dell’universo prima della Creazione [4]. Esso è sconfinato, disordinato, disorganizzato, amorfo, pericoloso, terribile. In alcuni miti si nota la sua cacofonia, contraria al ritmo ordinato del mare [5]. Il Caos può essere personificato come acqua o dall’interazione disorganizzata di acqua e fuoco. La trasformazione dello stesso, in ordine, rappresenta anche il passaggio dall’acqua alla terra. In molti antichi miti cosmogonici, l’Oceano e il Caos sono equivalenti e inseparabili l’uno dall’altro. Il primo rimane fuori dallo spazio anche dopo l’emersione della terraferma. Allo stesso tempo, la capacità dell’Oceano di generare si realizza nella presenza di una creatura mitologica nell’oceano che promuove la generazione stessa o, al contrario, difende con zelo il “vecchio ordine”, impedendo l’inizio della catena delle nascite dall’Oceano [6].

Nella prima storia della Creazione nella Bibbia il mondo è creato come uno spazio all’interno dell’acqua o Tehom, ed è quindi circondato da esso: “E Dio disse: ‘Sia un Firmamento in mezzo alle acque e lascia che sia, dividete le acque dalle acque’” (Genesi 1:6). Non è chiaro se quest’acqua superiore si riferisca alle nuvole o a un letterale “Oceano del Cielo” oltre le stelle. Ci sono indizi, però, che indicano che l’Oceano Cosmico era avvolto da spesse nuvole. In Esodo esso è Yam Sûf  (Esodo 15:4). L’esercito del Faraone fu gettato nel “Mare dell’Estinzione”. Yahweh solleva l’Egitto da questo mare [7]. Si dice che il re Sargon abbia lavato le sue armi nell’Oceano Cosmico. Viene  menzionato di nuovo in Giosuè 1:4 ed indicato come confine dell’Universo. Infine, nel mito dell’Arca di Noè, dopo quaranta giorni e notti di pioggia, esso inonda la Terra.

 

CRISTIANESIMO

La storia della Creazione nella Genesi è suddivisa in due parti, corrispondenti all’incirca ai primi due capitoli del libro omonimo. Nella prima, Dio crea il mondo in sei giorni, riposandosi il settimo, benedicendolo e santificandolo. Egli fa tutto ciò con un comando verbale (“Sia la luce”) (Genesi 1:3), al pari della figura del re che deve solo parlare perché le cose accadano [8] e nomina gli elementi del cosmo mentre li crea, secondo l’antico concetto comune che le cose non esistono veramente finché non sono nominate [9]. Nella seconda parte, Dio forma il Primo Uomo dalla polvere, ponendolo nel Giardino dell’Eden ed alitando in lui il Suo soffio, rendendolo un nephesh, ossia un essere vivente.

Il soggetto creato, che verrà poi chiamato Adamo, condivide questo elemento con le altre creature, ma solo nell’uomo si descrive questo atto vivificante da parte di Dio [10]. L’uomo dà i nomi agli animali, affermando così la sua autorità nell’ambito della stessa Creazione divina e Dio crea la prima donna, Eva, plasmandola dal corpo dell’uomo. Quando in Genesi 1:26 Dio dice “Facciamo l’uomo”, la parola usata è adam; in questa forma si tratta di un nome generico, “umanità”, e non implica che questa creazione sia maschile. Quasi nell’immediato, la parola appare sempre come haadam, “l’uomo”, ma come Genesi 1:27 mostra: “Dio creò l’uomo a Sua immagine… maschio e femmina li creò”, la parola è ancora non esclusivamente maschile. In Genesi 2:7 viene introdotto un gioco di parole: Dio crea adam, uomo, da adamah, terra [11]. L’uomo è creato ad “immagine di Dio”. Il significato di ciò non è chiaro, ma alcune interpretazioni presuppongono ed includono la disponibilità di:

  • Possedere le qualità spirituali di Dio come intelletto, volontà, ecc;
  • La forma fisica di Dio;
  • Una combinazione delle due;
  • Essere la controparte di Dio sulla Terra e in grado di mettersi in relazione con Lui;
  • Descriversi quale rappresentante di Dio nella veste di Suo viceré.

Il fatto che Dio dica “Facciamo l’uomo” ha dato origine a diverse teorie, tra cui una prima nel precisarsi nel plurale maiestatis [12], una seconda visibilmente all’interno di un ipotetico consiglio divino con Dio sul trono come re, che propone la Creazione del genere umano agli esseri divini minori [13]. Dio dice agli animali e agli esseri umani di aver dato loro le piante verdi come cibo, quindi la Creazione deve essere vegetariana. Solo più tardi, dopo il diluvio, all’uomo viene dato il permesso di mangiare carne. L’autore Sacerdotale della Genesi sembra guardare indietro ad un passato ideale in cui l’uomo viveva in pace con se stesso e con il mondo animale, da poter nuovamente ritrovare, attraverso una corretta vita sacrificale, una più profonda armonia con Dio. Molti degli elementi che i cristiani oggigiorno danno per scontato, quale parte integrante della storia della Creazione/Eden, sono il risultato di una successiva interpretazione.

Nella Genesi 1 non ci si preoccupava di stabilire Dio quale Creatore del mondo (lo si dava per scontato), o di spiegare come Lo stesso Lo avesse creato (i popoli antichi non erano interessati a tali questioni), né la storia dell’Eden mai ha affermato che il serpente del Giardino fosse il Diavolo, né che l’Eden stesso potesse essere un giardino celeste dove i giusti avrebbero vissuto eternamente e neanche che questa fosse stata la storia della Caduta dell’uomo [14]. Il processo di ridefinizione è iniziato quando il testo originale ebraico fu tradotto in greco per gli ebrei di lingua greca degli ultimi secoli a.C.. Un esempio particolare si coglie nella parola adam: originalmente significava sia l’umanità in generale che il primo uomo nello specifico. Gli autori della versione greca usarono anthropos per l’adam indifferenziato e traslitterarono l’ebraico con Adamo quantunque sembrasse indicato un singolo primo uomo, trasformando così adam (uomo) in un nome proprio. Purtroppo per i lettori successivi, non c’era alcun modo in cui la lingua greca potesse catturare il gioco di parole che collegasse adam, uomo/umanità, con adamah, la materia da cui lui o loro furono formati [15].

Qualunque altra cosa possa essere, Genesi 1 è comunque una “storia”, in quanto dotata di personaggi e caratteri, di un narratore e di tensione drammatica che si esprime attraverso una serie di incidenti disposti nel tempo (Genesi 5-9). L’autore Sacerdotale di Genesi 1 deve affrontare due grandi difficoltà. In primo luogo, vi è il fatto che, poiché solo Dio esiste, nessuno è disponibile a fare il narratore: egli risolve questo paradosso con l’introduzione di un’indistinta terza persona narrante (Genesi 7). In secondo luogo, si scopre il problema del conflitto. Il tutto si riordina in una tensione minimale: Dio si contrappone al Nulla stesso, il vuoto del mondo informe e vacuo (Genesi 7). Raccontare la storia in questo modo fu una scelta deliberata: ci sono varie vicende relative alla Creazione nella Bibbia, ma tendono ad essere raccontate in prima persona, dalla Sapienza, lo strumento con cui Dio ha creato il mondo; la scelta di un prosatore onnisciente in terza persona nella narrazione della Genesi, permette a chi racconta di creare l’impressione che tutto è detto e nulla è trattenuto (Genesi 9).

Concludiamo ora questa parte analizzando le similitudini e possibili influenze iraniche nell’ambito della Creazione ebraico-cristiana:

  • 1) I sei giorni impiegati da Dio per creare il mondo sembrerebbero corrispondere ai primi seimila anni di regno di Ahura Mazdā;
  • 2) La progressione cosmogonica biblica rispecchia pedissequamente quella espressa nel Bundahišn dove si dice: “Delle cose create da Ahura Mazdā, la prima fu il Cielo; la seconda le Acque; la terza la Terra; la quarta le Piante; la quinta gli Animali; la sesta l’Uomo” [16]. Analogamente in Genesi, se si eccettua la preliminare separazione di luce e tenebre, già implicita ab origine nella dottrina iranica, con il dualismo principiale tra Ahura Mazdā ed Ahriman [17], Yahweh crea in successione il Cielo, le Acque, la Terra, le Piante, gli Animali e l’Uomo;
  • 3) C’è un aspetto che pone in luce, una volta di più, come la Genesi ebraica sia un sostanziale ricalco al racconto persiano. Leggendo la prima emerge, con sufficiente chiarezza, che l’uomo inizialmente creato da Yahweh, nel sesto giorno, è un altro rispetto ad Adamo; un uomo ancor più primordiale, che è androgino: “Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina” (Genesi 1,27). Ciò rispecchia esattamente quanto scritto nel Bundahišn, per il quale Gayomart è un essere androgino [18]. La dicotomia uomo-donna è posta nella Genesi in un momento successivo, quando Adamo è tratto fuori dalla Terra, vivificato tramite il soffio divino e posto a guardia dell’Eden insieme alla donna. Analogamente, dal corpo di Gayomart defunto, nacquero il primo uomo e la prima donna, Mashye e Mashyāne;
  • 4) Come noto, l’idillio dell’Eden fu interrotto a causa del serpente (il medesimo serpente d’inverno descritto nella cosmogonia iranica), che indusse Adamo ed Eva a mangiare del frutto proibito dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Lo stesso, che può essere assunto a simbolo dell’asse del mondo, è lo spartiacque tra il dominio delle tenebre e quello della luce. Il Peccato Originale segna il passaggio equinoziale dall’estate all’autunno (in questo momento la costellazione del Serpente sorge insieme alla Bilancia). E’ l’inizio del freddo. L’uomo e la donna si coprono con la proverbiale foglia di fico (tipico albero settembrino) e cercano di sottrarsi allo sguardo torvo di Yahweh, ma invano. La maledizione divina si abbattè sui due, che da allora in avanti non si sarebbero più giovati dei frutti che il terreno spontaneamente concedeva loro, ma anzi con il sudore della fronte lavorando la terra. L’uomo e la donna si vestirono con delle tuniche di pelli onde ripararsi dal freddo e furono scacciati per sempre dall’Eden, a guardia del quale si posero i Cherubim con la spada fiammeggiante, per impedire loro di mangiare anche del frutto dell’Albero della Vita, corrispondente al mazdeo Gaokerena, produttore dell’Haoma. Da questo momento si viene considerati sotto il dominio del Serpente invernale. Chi sarà deputato a redimere l’uomo da questa condizione di decadenza? L’Agnello equinoziale di primavera, nel quale ritroviamo riscontro anche nell’iranico Astvat-ereta, lo Saošyant.

In conclusione, soffermandoci sull’elemento in questione, la Bibbia è piena di riferimenti all’acqua, dalla Genesi all’Apocalisse. L’acqua è essenziale per la vita ed è spesso usata come simbolo nella Bibbia stessa. Nell’Antico Testamento l’acqua era usata come simbolo di giudizio e purificazione. Nel Nuovo Testamento, l’acqua è usata come simbolo di nuova vita e battesimo. L’acqua diviene “simbolo” dello Spirito Santo. Nel libro degli Atti degli Apostoli leggiamo di come lo Stesso discese su Gesù come una colomba dopo che fu battezzato nell’acqua (Atti 2:1-4). Lo Spirito Santo è anche paragonato all’acqua viva in Giovanni 7:38-39. “Quando siamo ripieni di Spirito Santo abbiamo acqua viva che scorre attraverso di noi” (Giovanni 4:14). Ci sono molti riferimenti all’acqua nella Bibbia ed ognuno ha un diverso significato spirituale. L’acqua è spesso usata come simbolo di vita, purificazione e nuovi inizi. È anche associata alla fede, al battesimo ed alla vita eterna. Nell’Antico Testamento, l’acqua divenne anche metafora del caos e della distruzione. Il grande diluvio che spazzò via tutta l’umanità tranne Noè e la sua famiglia ne è un ottimo esempio. Ma anche in questa storia c’è un pizzico di speranza: dopo che le acque si sono ritirate, Noè fu in grado di ricominciare da capo. Il Nuovo Testamento ci porta storie di Gesù che compie miracoli con l’acqua. Ha trasformato l’acqua in vino ad un matrimonio, ha camminato sull’acqua per salvare i suoi discepoli dall’affondare e ha calmato una tempesta con poche parole. In ogni caso, Gesù ha mostrato il suo potere sulla natura, qualcosa che solo Dio poteva fare. Ma forse la storia più significativa che coinvolge l’acqua nella Bibbia è quando Gesù fu battezzato da Giovanni Battista nel fiume Giordano. Questo atto significava l’impegno di Gesù per la sua missione sulla Terra, che era quella di salvare l’umanità dai suoi peccati. E prefigurava anche la sua stessa morte e risurrezione; dopo essere stato crocifisso, Gesù è risorto dai morti ed è asceso al cielo, dimostrando una volta per tutte di essere il Signore di tutta la Creazione(compresa l’acqua).

 

L’ACQUA NELLE ALTRE RELIGIONI

L’idea del primato dell’oceano come elemento, dalle cui viscere nasce o si crea la Terra, è universalmente prevalente. Questa rappresentazione è presente in molte mitologie del mondo [19]. In Asia e Nord America si trova il mito del subacqueo. In esso un dio creatore si tuffa nell’oceano cosmico per allevare e formare la Terra. Un uccello che si tuffa, catturando un pezzo di terra dall’Oceano Primordiale, compare spesso nelle mitologie dei nativi americani e dei popoli siberiani. Nei miti totemici, gli uccelli sono spesso presentati come antenati fratriali. Le uova sono un tema comune nei miti della Creazione. Un uccello acquatico estrae il limo dal mare, da cui viene gradualmente creata la Terra. Nella mitologia polinesiana, Maui pesca le isole. In quella scandinava, gli dei sollevano la terra e Thor cattura il serpente della terra di mezzo dal fondo dell’Oceano. Nell’antica mitologia egizia, la Terra stessa viene in superficie sotto forma di un tumulo. Nel Brahmana si diceva che Prajapati togliesse la terra dall’acqua, assumendo la forma di un cinghiale.

Nelle mitologie di molti paesi asiatici, in cui c’è l’immagine di un oceano o mare primordiale infinito ed eterno, vi è un motivo della Creazione della Terra da parte di un essere celeste che scende dal Cielo e interferisce con l’acqua dell’oceano con una mazza di ferro, lancia o altro oggetto. Ciò si traduce in condensazione che dà origine alla Terra. Nella mitologia giapponese, le isole nipponiche sono nate dalla schiuma sporca sollevata mescolando le acque dell’oceano con una lancia degli dei (Izanagi e Izanami). Nel Tengrismo, il ruolo di compattatore delle acque oceaniche è svolto dal vento, che da esse crea una speciale sostanza lattiginosa, che poi diventa il firmamento terrestre. Secondo i Calmucchi, da questo liquido lattiginoso nacquero piante, animali, persone e divinità. La mitologia indiana presenta una similitudine con la zangolatura dell’Oceano di Latte.

I miti sugli oceani del mondo sono universalmente accompagnati da quelli sul suo contenimento quando la Terra era già stata creata ed altri sui tentativi dell’oceano stesso di riconquistare il suo dominio indiviso. Nella mitologia cinese c’è l’idea di una gigantesca depressione o fossa che determina la direzione delle acque dell’oceano conducendo via l’acqua in eccesso. In molte mitologie ci sono numerose narrazioni riguardanti il diluvio.

L’opposizione di due tipi di miti è nota, ad esempio, in Oceania: sulla Terra che sprofonda nell’Oceano e sulla ritirata dello stesso o del mare. Un esempio del primo tipo è la leggenda sull’origine dell’Isola di Pasqua. Nel mito della Creazione del popolo Nganasan, all’inizio la Terra era completamente ricoperta d’acqua, poi essa si abbassò, esponendo la cima della cresta Shaitan Koika-mou. Le prime due persone caddero su questo picco: un uomo e una donna. Nel mito della Creazione delle Isole Tuamotu, il creatore Tāne, ha creato il mondo dalle acque del signore dell’Oceano, Pune, invocando la luce che ha dato inizio alla realizzazione della Terra [20].

Il motivo della lotta cosmogonica con il serpente o drago è diffuso in termini di soppressione del Caos dell’acqua. Il serpente, nella maggior parte delle mitologie, è associato a questo elemento, spesso come suo rapitore. Minaccia o un’alluvione o una siccità, cioè una violazione della misura, il bilancio idrico. Poiché il cosmo si identifica con l’ordine e la misura, il Caos è associato alla violazione della stessa. L’egiziano Ra-Atum combatte il serpente sotterraneo Apophis, l’indiano Indra contro Vritra, che prese la forma di un serpente, il mesopotamico Enki, Ninurta o Inanna contro il proprietario degli inferi Kur, l’iranico Tishtria (Sirio) contro il deva Aposhi. Essi trattengono le acque cosmiche. Enlil o Marduk sconfiggono la progenitrice Tiamat, la moglie di Apsu, la personificazione delle oscure acque del Caos, che ha assunto la forma di un drago. Ci sono accenni nella Bibbia alla lotta di Dio contro un drago o un pesce meraviglioso, che rappresenta anche il Caos dell’acqua (Rahab, Tehom, Leviatano). L’eroica lotta di Yu il Grande contro il diluvio cosmico si conclude con l’assassinio dell’insidioso proprietario del Gungun d’acqua e del suo stretto collaboratore, Xiangliu a nove teste.

Il passaggio dall’informe elemento acqua alla terra è l’atto più importante necessario per la trasformazione del Caos in spazio. Il passo successivo nella stessa direzione è la separazione del Cielo dalla Terra, che, forse, coincide essenzialmente con il primo atto, vista l’iniziale identificazione del Cielo con gli oceani. Ma è proprio la ripetizione dell’atto, prima in basso, poi in alto, che conduce all’attribuzione delle tre sfere terrena, celeste e sotterranea rappresentanti il passaggio dalla divisione binaria alla trinità. La sfera mediana, la Terra, si oppone al mondo acquoso in basso e al mondo celeste in alto. Sorge uno schema tricotomico del cosmo, compreso lo spazio necessario tra Terra e Cielo. Questo spazio è spesso rappresentato come un albero cosmico. Terra e Cielo sono quasi universalmente rappresentati come femminili e maschili, una coppia sposata che si trova all’inizio di un processo teogonico o teocosmogonico. Allo stesso tempo, il principio femminile è talvolta associato all’elemento acqua e al Caos.

Creature mitiche che personificano il Caos stesso, sconfitte, incatenate, rovesciate, spesso continuano ad esistere alla “periferia dello spazio”, lungo le rive degli oceani, nel mondo sotterraneo inferiore, in alcune parti speciali del Cielo. Quindi, nella mitologia scandinava, i giganti del gelo precedono il tempo e nello spazio si trovano alla periferia del cerchio terrestre, in luoghi freddi, vicino agli oceani.

ACQUA COME RITO DI PURIFICAZIONE NELLE VARIE RELIGIONI

La purità rituale è una pratica istituzionale, prevista in numerose culture religiose, tra cui quelle pagane, il Giudaismo, il Cristianesimo, l’Induismo e l’Islam, secondo cui determinati atti rilevanti sotto il profilo giuridico-religioso sono validi soltanto se compiuti in stato di purità rituale appunto o cerimoniale, strettamente dipendente cioè da precedenti precise misure atte a mondare il corpo e lo spirito del devoto nei confronti della divinità e dunque ad accedere ad una determinata religione o ad implorarne le grazie. Tali misure preliminari sono normalmente conseguite con l’acqua o altre sostanze, per lo più liquide. Nel Paganesimo, nel Giudaismo, nell’Islam e, in misura residuale, anche nel Cristianesimo [21], la modalità principale per recuperare la purità necessaria per adempiere ad alcuni riti è l’abluzione, per lo più con acqua corrente o sotto forma di sauna [22],in mancanza della quale si può peraltro ricorrere a polvere (come nella lustratio pulveralis prevista nella cultura religiosa dell’antica Roma), sabbia o ad altro materiale inerte ed esente da eventuali sporcizie (così nel tayammum Islamico), come la farina, mentre in altri modelli religiosi è previsto l’uso dell’olio, non solo di oliva [23]. In diversi casi, come nel Giudaismo e nell’Islam innanzi tutto, sono spesso allestiti specifici luoghi utili ai fedeli a conseguire la purificazione rituale come, ad esempio, la mikveh e il hammam.

Nell’Islam la purità rituale si chiama ṭahārä e si distingue in purità maggiore e purità minore. La prima si ottiene effettuando un ghusl, ovvero un’abluzione completa tramite la quale ogni parte del corpo viene raggiunta dall’acqua; la seconda si ottiene tramite l’abluzione parziale, il wuḍū‘. Entrambi i tipi di purità vengono annullati da una serie di atti distinti per i due, che comportano l’entrata negli stati di impurità maggiore o minore a seconda dell’atto. In stato di impurità minore ad esempio è illecito per l’Islam toccare una copia del Corano e compiere una salah.

L’ACQUA NEI RITI DI INIZIAZIONE

Nel Giudaismo, il lavaggio rituale, o abluzione, assume due forme principali: Tevilah, ossia un’immersione completa del corpo in un mikveh e netilat yadayim rappresentante il lavaggio delle mani con una tazza. I riferimenti al lavaggio rituale si trovano nella Bibbia ebraica e sono elaborati nella Mishnah e nel Talmud. Sono stati regolamentati in vari codici della legge e della tradizione ebraica come la Mishneh Torah di Maimonide del XII secolo e lo Shulchan Aruch di Joseph Karo del XVI secolo. Queste pratiche sono più comunemente osservate all’interno del Giudaismo ortodosso. In quello conservatore, le pratiche sono normative, con alcune indulgenze ed eccezioni. Il lavaggio rituale non è generalmente eseguito nel Giudaismo riformato. La Bibbia ebraica richiede l’immersione del corpo nell’acqua come mezzo di purificazione ed iniziazione in diverse circostanze, ad esempio:

“E quando lo zav sarà purificato dal suo flusso, conterà per sé sette giorni per la sua purificazione e laverà le sue vesti; laverà la sua carne nell’acqua corrente e sarà puro”(Levitico 15:13). Ci sono anche riferimenti al lavaggio delle mani: “E chiunque toccherà lo zav, senza essersi sciacquato le mani nell’acqua, si laverà le vesti, si laverà nell’acqua e sarà impuro fino alla sera” (Levitico 15:11). “…laverò le mie mani nell’innocenza; così circonderò il tuo altare, o Eterno” (Salmi 26:6). I sacerdoti dovevano lavarsi le mani e i piedi prima del servizio nel Tempio:

“Farai anche una conca di bronzo e la sua base di rame, per lavarti e lo porrai tra la tenda e l’altare e vi metterai dell’acqua. E Aaronne e i suoi figli vi laveranno le mani e i piedi; quando entreranno nella tenda, si laveranno con acqua, affinché non muoiano; o quando si avvicineranno all’altare per servire, per portare un’offerta fatta mediante il fuoco… all’Eterno” (Esodo 30:18-20). Infine il Mikveh è utilizzato come rito di iniziazione anche per i neo convertiti.

Nel Cristianesimo il rito di iniziazione, eseguito con l’elemento dell’Acqua, avviene tramite Battesimo. Sia i Cattolici che gli ortodossi credono nella cosiddetta “rigenerazione battesimale”, cioè che coloro che si battezzano per la salvezza, rinunciando espressamente a Satana e credendo in Cristo morto e risorto, sono liberati dal peccato originale e rigenerati come figli di Dio; entrano così a far parte della Chiesa, che è la comunità dei credenti in Cristo. Per queste ultime confessioni, il battesimo consiste, in termini positivi, nell’immergersi nella morte di Cristo e nell’essere generati come nuove creature. L’episodio “storico” risale a quanto Adamo ed Eva, nel Paradiso terrestre, si ribellarono a Dio: secondo l’espressione di san Paolo nella Lettera ai Romani 5:20, “dove è abbondato il peccato è sovrabbondata la Grazia”, si diventa figli di Dio, si viene incorporati a Cristo e si entra a far parte della comunità dei salvati, la Chiesa. I mandei venerano Giovanni Battista e praticano frequenti battesimi, detti masbuta. Furono forse le prime persone a praticare il Battesimo. I mandei “subiscono” lo stesso la domenica o Habshaba, indossando una veste sacrale bianca. Esso consiste in una tripla immersione completa nell’acqua, una tripla impronta della fronte ed una tripla bevuta. Il sacerdote quindi toglie un anello di mirto indossato dai battezzati e lo pone sulla loro fronte. Questo è poi seguito da una stretta di mano o kushta, “mano della verità” con il prete. La benedizione finale prevede che il sacerdote ponga la mano destra sul capo del battezzato [24]. L’acqua viva, fresca, naturale, corrente è un requisito per il battesimo, quindi può avvenire solo nei fiumi. Essi sono chiamati Giordano o yardena e si crede che siano nutriti dal Mondo della Luce. Sulla riva del fiume, la fronte di un mandeo viene unta con olio di sesamo o misha e partecipa ad una comunione di pane o pihta ed acqua. Il battesimo per i mandei consente la salvezza collegandosi con il Mondo della Luce e i peccati sono perdonati [25]. Il rito battesimale sethiano è noto con il nome di Cinque Sigilli, in cui l’iniziato viene immerso cinque volte nell’acqua corrente [26].

Il battesimo yazida è chiamato mor kirin ossia sigillare. Tradizionalmente, i bambini yazidi vengono battezzati alla nascita con l’acqua della Kaniya Sipî (Primavera Bianca) a Lalish. Consiste essenzialmente nel versare tre volte l’acqua benedetta della sorgente sul capo del bambino. Infine, molti studiosi islamici come Shaikh Bawa Muhaiyaddeen hanno paragonato la pratica del wudu ad un battesimo. Wudu è un’azione che i musulmani attuano per passare dall’impurità alla purezza rituale. Questo è obbligatorio prima di ciascuna delle cinque preghiere quotidiane, così come dopo i rapporti sessuali, l’uso del bagno e altri atti. In un famoso hadith, il profeta Maometto diceva che ogni volta che un uomo eseguiva la sua abluzione con l’intenzione di pregare, lavandosi le mani, i peccati delle stesse sarebbero cadute con la prima goccia ed anche quando si sciacquava la bocca e il naso, i peccati della sua lingua e le labbra cadevano alla prima goccia, ecc…In conclusione, risulta alquanto affascinante ed interessante vedere come l’elemento dell’Acqua rappresenti l’essenza dell’origine e del cambiamento evolutivo. Esso dona la vita, è protagonista nella Creazione, fonte di sostentamento spirituale e non, purificatore e guaritore ed iniziatore di un cammino che conduce o dovrebbe condurre l’uomo verso la salvezza ed anche verso una più profonda comprensione del sé. Noi uomini siamo composti di acqua e ci formiamo all’interno di essa, quale compagna di vita che fluisce in noi per tutta la nostra esistenza.

NOTE

[1]              Walsh, Style and Structure in Biblical Hebrew Narrative, p. 37.

[2]              Forsyth, The Old Enemy: Satan & the Combat Myth, p. 44. Labbu è discusso in termini di sviluppo della mitologia “avversaria” del Vicino Oriente antico e della tradizione giudeo-cristiana.

[3]              Armstrong, Fields of Blood: Religion and the History of Violence, p. 96.

[4]              Wyatt, Spazio e tempo nella vita religiosa del Vicino Oriente, pp. 55-133.

[5]              Toporov,  Океан Мировой (Oceano Mondiale) in Miti dei popoli del mondo: Enciclopedia, pp. 751-752.

[6]              Ibid., pp. 751-752.

[7]              Wyatt, Spazio e tempo nella vita religiosa del Vicino Oriente, pp. 55-133.

[8]              Bandstra, Reading the Old Testament, p. 39.

[9]              Walton, Creation, p. 158.

[10]            Davidson, Genesis, 1-11, 31.

[11]            Alter, The Five Books of Moses, pp.18-19, 21.

[12]            Davidson, Genesis 1-11, 24.

[13]            Levenson, The Jewish study Bible, p. 14.

[14]            Bouteneff, Beginnings, p. 4.

[15]            Ibid., pp. 9-12.

[16]            West, The Bundahišn, I, p. 28.

[17]            Ibid., I, p. 1.

[18]            West, The Bundahišn, 2,19. E’ l’Anthropos, l’Uomo Primordiale, da identificarsi con l’anima mundi e quindi con il Tempo. Gayomart (allotropo di Yima) vive in tutto 30 anni, che corrispondono al tempo impiegato da Saturno per compiere la sua orbita intorno al Sole. Secondo un’interpretazione giudaico-gnostica, Yahweh corrisponderebbe a Saturno stesso, in qualità di Demiurgo.

[19]            Greenwood, Scrittura e cosmologia: leggere la Bibbia tra il mondo antico e la scienza moderna, p. 63.

[20]            Toporov,  Океан Мировой (Oceano Mondiale) in Miti dei popoli del mondo: Enciclopedia, pp. 751-752.

[21]            Si veda il caso dell’acqua battesimale o dell’acqua santa posta vicino all’entrata delle chiese: ricordo preciso della purificazione che nei primi tempi cristiani era ancora conseguita con lavacri di acqua, necessaria per partecipare convenientemente al rito della santa Messa, prima di trasformarsi abbastanza presto in mera “purificazione dello spirito”.

[22]            E’ questo il caso dei nativi americani.

[23]            Nel Cristianesimo si utilizza nei Sacramenti della Cresima e dell’Estrema Unzione.

[24]            Drower, The Mandaeans of Iraq and Iran, p. 102.

[25]            Yamauchi, Gnostic Ethics and Mandaean Origins, p. 20.

[26]            Pearson, Baptism in Sethian Gnostic Texts. Ablution, Initiation and Baptism, pp.119–144.

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Nicola Maria Camerlengo

Tipologie angeliche e demoniache nelle diverse culture religiose

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