Aspromonte / Proprio in mezzo alla sensazione di quiete e solitudine che avvolge i percorsi tortuosi che si inerpicano fino al paesino, si trovano due formazioni geologiche naturali che sembrano messe di guardia all’intera vallata: le Caldaie del Latte e la Rocca del Drago.

LA ROCCA DEL DRAGO E LE CALDAIE DEL LATTE

ARTICOLO / Marina Crisafi – marina.crisafi@libero.it

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Provincia di Reggio Calabria

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Immergendosi nel fascino degli itinerari aspromontani, tra boschi profumati, profonde gole e limpidi torrenti, si giunge ad un paesino smarrito nella notte dei tempi: Roghudi. Qui il silenzio regna sovrano e lo scenario è da favola. E come ogni favola che si rispetti esistono un drago e un cavaliere, anzi un monaco. Ma partiamo dall’inizio. Anche a Roghudi, la natura selvaggia ha regalato una collezione di pietre cariche di leggenda, raffiguranti profili di animali fantastici, conferendo alla vallata un alone magico e misterioso in grado di suscitare emozioni e far galoppare la fantasia. Proprio in mezzo alla sensazione di quiete e solitudine che avvolge i percorsi tortuosi che si inerpicano fino al paesino, si trovano due formazioni geologiche naturali che sembrano messe di guardia all’intera vallata: le Caldaie del Latte e la Rocca del Drago.

Rocca del drago

Le prime somiglianti a degli enormi pentoloni calcarei, la seconda dal profilo aquilino e sinistro in cui l’erosione ha scavato due solchi che ricordano veramente gli occhi di un mostro. I due massi dalla forma bizzarra narrano di una storia fantastica i cui protagonisti sono un drago, un monaco e gli abitanti del paese grecanico. La leggenda narra che la Rocca fosse la dimora, appunto, di un drago, custode di un tesoro, che passava il tempo a terrorizzare gli abitanti della zona: ogni volta che aveva fame se la gente non lo accontentava, dava ordine di portare i bambini al suo cospetto per poi divorarli! Poco più avanti, ovviamente, le Caldaie del latte fungevano da serbatoi da dove gli abitanti prelevavano il nutrimento da offrire al mostro affinché smettesse di cibarsi dei fanciulli e di agitarsi causando veri e propri disastri. Difatti, secondo un’altra versione, il drago quando era nervoso scuoteva, con i suoi movimenti, la terra provocando frane e alluvioni.

Caldaie del latte

Fu l’intervento di un frate di un convento vicino a tenerlo buono per un periodo. Ogni giorno egli si recava dal drago e lo distraeva con una conversazione lasciando così tranquilla la gente del luogo. Ma quando il frate morì il drago tornò alle sue vecchie abitudini. E gli abitanti piagati dalla violenza e dai continui smottamenti abbandonarono il paese. Si narra che il drago sia ancora lì, nella sua minacciosa Rocca, che guarda bramoso le vicine caldaie senza poterle raggiungere ed è sempre più triste perché non ha nessuno con cui parlare.

Consigliamo il libro dell’autrice dell’articolo:

Febea – Miti, misteri e leggende di Reggio Calabria e dintorni
Autrice: Marina Crisafi
Laruffa Editore

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