TOSCANA / Percorso “I boschi magici” n. 16 (della cartina) Masso della Pescaia, nei pressi di Piteglio (PT) / Viene chiamato “masso della Pescaia” ed è un grande sasso inciso in gran parte inciso ritrovato in un podere privato nei pressi di un’area paludosa.
LE ENIGMATICHE INCISIONI DELLA PIETRA DELLA PESCAIA
Articolo di: Isabella Dalla Vecchia – info@luoghimisteriosi.it
Fotografie: Mirko Urso e Gianluca Cinquilli
Si ringrazia l’Associazione culturale Valle Lune
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Religioni / Divinità / Sol Invictus
LE ENIGMATICHE INCISIONI DELLA PIETRA DELLA PESCAIA
I capitoli di questa scheda sono:
• Il masso della Pescaia
• Il pozzetto sacrificale
• Il cavaliere
• La colonna dell’Universo
• La ruota
• Il Sol Invictus
Il masso della Pescaia
Viene chiamato “masso della Pescaia” ed è un grande sasso inciso in gran parte inciso ritrovato in un podere privato nei pressi di un’area paludosa.
E’ di arenaria, abbastanza tondeggiante ed è di circa 3,1 metri di diametro. Attorno alla superficie presenta una fascia picchiettata che corre lungo il perimetro e al di sopra della delimitazione ci sono le incisioni più evidenti. Un grande masso come un libro-testimonianza dei culti delle popolazioni galliche e celtiche. Utilizzato sicuramente per funzioni religiose riutilizzato da più popoli in quanto le divinità incise corrispondono a quelle deli vari culti dell’arco del tempo.
Il pozzetto sacrificale
Al centro del masso è presente una grande coppella o, come considerato da diversi ricercatori, un pozzetto sacrificale profondo 10 cm, scavato probabilmente per raccogliere il sangue di una vittima sacrificale, ipotesi avanzata a causa della presenza di tre scanalature che si diramano da un unico canale che ha origine da un piccolo sole inciso.
Delle tre, una sembra procedere fino in fondo al pozzetto. Quest’ultima probabilmente simboleggiava il canale che conduceva nel mondo sotterraneo dell’oltretomba, attraversando il livello del liquido che riempiva il pozzetto e quindi attraversando la parte mortale del mondo.
Nel pozzetto sarebbero stati incisi i nomi divini Turms (dio etrusco corrispondente al greco Ermes e al dio romano Mercurio)e Bescos E Lugos (dio gallico considerato il lucente e quindi in corrispondenza al Sol Invictus).
Il “cavaliere”
Questa incisione è da sempre stata denominata “il cavaliere” per la sua somiglianza con un guerriero a cavallo anche se appare decisamente anomalo. Innanzitutto quello che vediamo oggi si discosta dall’immagine originale, avendo ricevuto diversi interventi nel tempo, variazioni soprattutto all’animale che, anziché un cavallo probabilmente in principio doveva essere un bove o un ariete.
Il personaggio è stato identificato con il dio Lugos gallico (il lucente), corrispondente anche al TURMS etrusco, l’Hermes greco e al MERCURIO romano, tutte divinità riconoscibili dall’elmo con le ali. Il nostro cavaliere/dio terrebbe il caduceo nella mano e un secondo oggetto, forse un falcetto nell’altra.
Lugus non è mai stato ritrovato come nome nelle epigrafi galliche ma esistono molte località che deriverebbero dal suo nome, come Lugudunum che fu la capitale di tutte le Gallie. I nomi delle città avevano un valore importante in quanto derivavano spesso da dei o semidei che le avevano in qualche modo originate o scelte. Lugudunum dopo la sconfitta dei galli fu scelta anche da Augustus come nuova capitale forse perché comprendeva la sua consacrazione al Dio (il romano Mercurio) e non osava distruggerla.
I galli stessi edificarono come ringraziamento un santuario proprio a Agustus aggiungendo un altare su cui scrissero i nomi delle 60 tribù galliche affiancando una statua a tribù. Augusto inoltre scese come giorno per festeggiare le sua Ferie Augusti proprio il 1 agosto, giornata in cui i galli festeggiavano Mercurius. Un esempio di patto di pace, seppur sacro e non diplomatico tra conquistatori e conquistati.
La colonna dell’Universo
La colonna dell’Universo è un’incisione particolare che rappresenta una colonna che sorregge il “disco-croce” a metafora del dio dentro un grande tempio cosmico che sorregge il mondo.
Questa enigmatica figura a prima vista sembra un orante, dalle fattezze antropomorfe alza le mani al cielo. Eppure è stato definita come una divinità, chiamata “Colonna dell’Universo”. La testa è divisa in 4 parti in relazione alle rotazioni dei cicli dell’Universo.
Successivamente alla colonna/Dio furono aggiunte le braccia, come qualsiasi divinità.
Per sottolineare il potere di tale dio che nel ruotare muta ciclicamente il mondo, le braccia ruotate a loro volta, reggono 2 diversi oggetti: la mano destra sorregge il vaso contenente l’acqua della vita (nascita), la mano sinistra la roncola o il falcetto come oggetto di potatura dei frutti (conseguente alla nascita) e ovviamente come richiamo al mietere vittime (morte). Un eterno ciclo di nascita-morte controllato da un Dio/colonna sostenitore delle leggi dell’Universo.
Sotto l’edificio cosmico è presente uno pseudo medaglione sul quale, in seguito ad un’accurata ricerca, è stata individuata la scritta: ROTAM MERCURIUS MOVIT, richiamando il dio LUGUS, colui che muove i cicli cosmici. Attorno al medaglione, dunque ai piedi del Dio, molte incisioni di vasi, che rappresentano le offerte che gli venivano donate.
La ruota
Sotto la cavità ovoidale per raccogliere il liquido sacrificale è ben visibile la “ruota”, un cerchio inciso diviso in 8 settori (purtroppo risulta molto rovinata) con alcune lettere etrusche e altre non riconoscibili, ma uno studio approfondito ha individuato il nome CULSANS il dio etrusco delle porte da associare al dio romano Giano perché entrambi sono raffigurati bifronti.
Le rare rappresentazioni di Giano bifronte nell’arte cristiana sono per l’appunto sulle porte delle chiese (esempio il duomo di Ferrara), a rappresentanza del mese di Gennaio, in quanto il volto barbuto vedrebbe al passato e il volto giovanile all’anno futuro dentro il quale si sta “entrando”.
Il linguista Onofrio Carruba lo associa al dio ittita Gulsant il dio che “recide” che taglia, un significato da associare a quello della morte e della fine/inizio. Ecco perché dunque il tema della porta. Il fatto che ci sia una ruota può certamente richiamare il tempo che scorre e l’inevitabile passaggio continuo dal passato al futuro e da questo mondo a quello dell’aldilà. In questo caso possiamo dunque parlare di un dio ruota, un antico dio indoeuropeo dei cicli universali da cui si svilupparono gli dei e i cicli e del sole dei vari popoli d’Europa.
Il Sol Invictus
Sul lato sud è rappresentato una testa di ariete le cui corna sono molto consumate non lontano è stata notata una scritta molto particolare “Sol Invictus”. Questo era il nome di una delle feste più importanti in epoca romana, avveniva in occasione del solstizio d’inverno al 23 dicembre, momento dal quale le giornate iniziano progressivamente ad allungarsi. Una giornata di festa dedicata al sole, perché quello era il giorno più corto dell’anno e da quel momento era come se il mondo rinascesse.
Il nome corretto era “Dies Natalis Solis Invicti”, ovvero “Giorno di nascita (Natale) del sole non vinto”. Un Sole “invitto”, non sconfitto dalle tenebre dell’inverno, che rinasce per illuminare il nuovo anno. Una rinascita che omaggiamo anche noi con il compleanno di Gesù Cristo, non certo casuale in quanto originariamente veniva raffigurato come il Dio Sole su un carro dorato.
Gesù è associato anche in epoca moderna alla luce, molti seguaci della sua dottrina sono convinti che alla resurrezione si sia trasformato in corpo di luce lasciando l’impronta di bruciatura che vediamo oggi sulla sindone. Simile come figura anche al Lugus gallico, di cui abbiamo parlato precedentemente in quanto veniva chiamato “il lucente”. E’ stato associato anche al dio etrusco Usil, una divinità solare di giovane aspetto con nimbo e arco