TOSCANA / SAN GIULIANO TERME (PI) – MIRTETO /Mai come oggi è corretto il nome che porta, “Mirteto”, il nome di un bosco, perchè anche se i mirti quasi non esistono più rimane questo antico borgo a ricordarci il passato dell’uomo e della natura stessa. E’ oggi sotto la tutela di Madre Natura, il luogo dove un tempo abitavano i mirti.
UN LUOGO DA SEMPRE ABBANDONATO
Articolo e video / Isabella Dalla Vecchia – info@luoghimisteriosi.it
fotografie ed esplorazione / Mirko Urso e Gianluca Cinquilli – mirkovic7@virgilio.it
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CATEGORIE
Provincia di Pisa
Italia abbandonata
I capitoli di questa scheda sono:
• Un luogo abbandonato in armonia con la natura
• Una storia di abbandono
Un luogo abbandonato in armonia con la natura
Questo borgo, ormai in stato di abbandono, sorge sulle pendici del Monte della Conserva sopra San Giuliano Terme. La struttura che colpisce subito è costituita dai resti della chiesa romanica di Santa Maria di Mirteto, del XII secolo.
Di essa rimane, oltre alle mura, l’antico altare la cui presenza conferisce all’intero complesso una parvenza di “tempio” aperto in sacra armonia con la natura circostante.
L’abbandono dell’edificio da parte dell’uomo non significa necessariamente che l’ambiente perda “importanza”, o che svanisca la sua natura religiosa, anzi, l’averlo in qualche modo “ridonato alla Terra” ha dato origine ad una metamorfosi e, rimodellato dagli eventi naturali, oggi ci appare con una diversa struttura, pregno di quella magia cristiana/pagana di cui solo un antico luogo abbandonato può esserne pregno.
Una storia di abbandono
Il nome “Mirteto” deriva dalla folta presenza di mirti di cui il borgo era circondato. La chiesa dipendeva dal Monastero di San Michele in Verruca fin dalla sua fondazione, ma passò poi sotto la giurisdizione della pieve di Asciano. L’architettura della chiesa è in stile romanico-pisano con aula unica absidata e conserva ancora qualche decorazione. Tutti i beni preziosi, tra cui una Madonna della Neve, sono stati trasferiti nella vicina pieve di Asciano.
Le sue origini sono ancora ignote, anche se viene ricordata nel 1150 negli “Annali Camaldolesi”, in una bolla di Gregorio IX del 15 maggio 1227 e in una lettera di papa Alessandro IV indirizzata al priore nel 1258. Il monastero non ha avuto molta fortuna, già nel 1360 fu talmente abbandonato dai monaci, da giungere da Amalfi l’abate Bernardo Boninsegni come “rinforzo” all’unico monaco rimanente, Simone da Firenze.
Entrambi cercarono di risollevare il Monastero ad esempio accettando come converso Bacciarone di Vanni da San Casciano che donò all’abbazia tutte le sue ricchezze. Ma questa “ottima mossa” non bastò a far sopravvivere la struttura che dovette entrare sotto la tutela del Monastero di San Michele alla Verruca. Purtroppo una successiva guerra locale che distrusse la stessa Badia della Verruca, la disabitò ulteriormente, trascorrendo lunghi anni di progressivo degrado.
Nel 1712 appartenne alla famiglia Ricci, ma oggi risulta ormai di nuovo “libera” così come è nata. E’ di proprietà ormai della selva circostante e perfino accedervi risulta alquanto difficoltoso.
Mai come oggi è corretto il nome che porta, “Mirteto”, il nome di un bosco, perchè anche se i mirti quasi non esistono più rimane questo antico borgo a ricordarci il passato dell’uomo e della natura stessa. E’ oggi sotto la tutela di Madre Natura, il luogo dove un tempo abitavano i mirti.
INFO UTILI • Pro loco Asciano • Pro loco San Giuliano Terme |